Seconda Guerra Persiana
Come abbiamo detto qui , Dario stava preparando un'altra spedizione punitiva contro Atene, ma non fece in tempo a vederla compiuta, poiché morì nel 486 , impegnato a sedare delle rivolte in Egitto. Il suo successore, Serse, riprese in mano i preparativi della spedizione contro Atene, condotta per terra e per mare . Nel 483 partirono i lavori per tagliare con un canale la penisola del monte Athos, permettendo così alla flotta persiana di evitare le acque turbolente di questa penisola( nel 492. una flotta persiana lì affondò). Ora cedo la parola a Erodoto, che ci spiegò come i Persiani costruirono il canale
"Ed ecco come i barbari, distribuitasi l'area nazione per nazione, procedevano nello scavo. Avevano tracciato una linea retta a partire da Sane; quando la fossa diventava profonda, un primo gruppo scavava in basso, un secondo passava il materiale di volta in volta estratto ad altri che stavano sopra, su un gradino, costoro ad altri ancora e così via, finché si arrivava agli operai in cima; questi lo portavano via e lo disperdevano. A tutti gli scavatori, fuorché ai Fenici, le pareti del fossato causavano doppia fatica; doveva capitargli una cosa del genere, visto che facevano di uguale larghezza l'apertura superiore e il fondo della fossa. Invece i Fenici diedero prova anche in questa circostanza dell'astuzia che dimostrano in ogni campo: quando ebbero il settore assegnato, scavarono la bocca del canale doppia di quanto il canale stesso avrebbe comportato e procedendo nel lavoro continuavano a restringerla: il loro taglio, arrivato in fondo, risultò largo come quello degli altri "". Ora gli storici moderni discussero molto sull'esistenza di questo canale, sembrava non esistere, ma negli anni '90 gli scavi compiuti dall'Università di Glasgow, dimostrarono l'esistenza di un canale, grazie all'osservazione delle onde sismiche del terreno, Il canale era lungo 2 km e largo 25/ 35 metri e profondo 14/15 metri.
"Ed ecco come i barbari, distribuitasi l'area nazione per nazione, procedevano nello scavo. Avevano tracciato una linea retta a partire da Sane; quando la fossa diventava profonda, un primo gruppo scavava in basso, un secondo passava il materiale di volta in volta estratto ad altri che stavano sopra, su un gradino, costoro ad altri ancora e così via, finché si arrivava agli operai in cima; questi lo portavano via e lo disperdevano. A tutti gli scavatori, fuorché ai Fenici, le pareti del fossato causavano doppia fatica; doveva capitargli una cosa del genere, visto che facevano di uguale larghezza l'apertura superiore e il fondo della fossa. Invece i Fenici diedero prova anche in questa circostanza dell'astuzia che dimostrano in ogni campo: quando ebbero il settore assegnato, scavarono la bocca del canale doppia di quanto il canale stesso avrebbe comportato e procedendo nel lavoro continuavano a restringerla: il loro taglio, arrivato in fondo, risultò largo come quello degli altri "". Ora gli storici moderni discussero molto sull'esistenza di questo canale, sembrava non esistere, ma negli anni '90 gli scavi compiuti dall'Università di Glasgow, dimostrarono l'esistenza di un canale, grazie all'osservazione delle onde sismiche del terreno, Il canale era lungo 2 km e largo 25/ 35 metri e profondo 14/15 metri.
Queste sono alcune immagini che testimoniano la presenza effettiva di un canale nella penisola del monte Athos; i punti rossi sono i punti di entrata e di uscita del canale
Inoltre i Persiani fecero altre opere per facilitare il passaggio delle truppe, costruendo ponti e strade nella Tracia. Nel 481. riunito l'esercito, composta da centinaia di migliaia di uomini ( e no milioni come diceva Erodoto) in Cappadocia, Serse partì alla volta di Sardi, dove fece svernare l'esercito e inviò degli ambasciatori nelle poleis greche ad intimare la consegna di terra ed acqua. I greci impauriti per le dimensioni dell'esercito, si rivolsero all'oracolo di Delfi, che gli rispose consigliando di costruire delle mura di legno, interpretate da Temistocle, leader ateniese, come gli scafi delle navi. I greci quindi si allearono insieme in una lega, detta Lega degli Elleni: la direzione politica veniva affidata a un consiglio dei rappresentanti degli stati membri, il comando delle truppe e delle flotte andava agli Spartani, inoltre si decise di proclamare una pace comune, di richiamare gli esuli politici e di chiedere aiuto ai Cretesi, ad Argo, Corcira e a Siracusa, che negarono il loro aiuto: per i cretesi non si sa il motivo, Argo è ostile alla leadeship di Sparta, Corcira è colonia corinzia ostile a Corinto e Siracusa rivendicava un ruolo da leader.
Nel 480 Serse con l'esercito partì da Sardi alla volta dell'Ellesponto( oggi stretto dei Dardanelli), dove costruì un doppio ponte di barche in un secondo tentativo, dopo che nel primo il ponte fu distrutto dalle correnti dello stretto, presso Abido, dove lo stretto si riduce ulteriormente a 1 km di distanza. Erodoto racconta che quando il primo ponte crollò, si arrabbiò a tal punto di flagellarlo e di mettere dei cippi per lasciare un onta permanente ( Erodoto sembra riconoscere l'insensata insolenza del re orientale). Dopo averlo attraversato, si diresse verso la Tracia, poi la Macedonia, la Tessaglia e arrivò alle porte della Grecia centrale, precisamente alle Termopili, dove incontrò i Greci che avevano organizzato una linea di difesa, nel passo, presieduto da truppe Peloponnesiache( tra cui 300 Spartiati) agli ordini di Leonida, re spartano e per mare, dove la flotta greca aspettava quella ateniese nello stretto dell'Artemisio. Dopo aver resistito ai primi attacchi persiani, le truppe di terra vennero accerchiate, grazie al tradimento di Efialte che rivelò l'esistenza di un secondo sentiero che permetteva di aggirare le posizione greche, Leonida autorizzò il ritiro del contingente peloponnesiaco, rimanendo solamente lui e i 300 spartiati, che coprirono la ritirata della flotta, sacrificandosi all'ultimo uomo( era considerato da vigliacchi a Sparta fuggire dal campo di battaglia)
Nel 480 Serse con l'esercito partì da Sardi alla volta dell'Ellesponto( oggi stretto dei Dardanelli), dove costruì un doppio ponte di barche in un secondo tentativo, dopo che nel primo il ponte fu distrutto dalle correnti dello stretto, presso Abido, dove lo stretto si riduce ulteriormente a 1 km di distanza. Erodoto racconta che quando il primo ponte crollò, si arrabbiò a tal punto di flagellarlo e di mettere dei cippi per lasciare un onta permanente ( Erodoto sembra riconoscere l'insensata insolenza del re orientale). Dopo averlo attraversato, si diresse verso la Tracia, poi la Macedonia, la Tessaglia e arrivò alle porte della Grecia centrale, precisamente alle Termopili, dove incontrò i Greci che avevano organizzato una linea di difesa, nel passo, presieduto da truppe Peloponnesiache( tra cui 300 Spartiati) agli ordini di Leonida, re spartano e per mare, dove la flotta greca aspettava quella ateniese nello stretto dell'Artemisio. Dopo aver resistito ai primi attacchi persiani, le truppe di terra vennero accerchiate, grazie al tradimento di Efialte che rivelò l'esistenza di un secondo sentiero che permetteva di aggirare le posizione greche, Leonida autorizzò il ritiro del contingente peloponnesiaco, rimanendo solamente lui e i 300 spartiati, che coprirono la ritirata della flotta, sacrificandosi all'ultimo uomo( era considerato da vigliacchi a Sparta fuggire dal campo di battaglia)
Da qui i Persiani non ebbero nessuna resistenza, dilagarono nella Grecia centrale, i Beoti e Tebe si arresero e l'Attica venne rapidamente evacuata, gli abitanti furono trasferiti a Salamina, Egina e Trezene. Serse quindi invase un'Attica evacuata e un'Atene disabitata, dove incontrò una piccolissima resistenza sull'Acropoli e , dopo averla debellata, incendiò i templi di Atene, vendicandosi per l'incendio di Sardi. Intanto la flotta ellenica, con uno stratagemma di Temistocle, riuscì a far ingaggiare battaglia con la flotta persiana allo stretto di Salamina, dove le triremi greche riescono a ottenere una grandissima vittoria contro la enorme flotta persiana. Serse, assistendo alla disfatta della sua flotta, dal trono che aveva fatto appositamente costruire, decise di ritirarsi , lasciando un contingente persiano in Tessaglia agli ordini di Mardonio.
Quest'ultimo, dopo invano intimato ad Atene di arrendersi, invase nel 479 di nuovo la Grecia centrale e saccheggiando di nuovo Atene, con gli Ateniesi che sono costretti a evacuare la regione di nuovo,mentre i Peloponnesiaci presidiano in massa l'istmo di Corinto. Dopo un periodo di incertezze strategiche e le minacce di Atene di passare dai Persiani, i Peloponnesiaci decidono di affrontare i Persiani, marciando verso la Beozia e attestandosi a Platea.
Quest'ultimo, dopo invano intimato ad Atene di arrendersi, invase nel 479 di nuovo la Grecia centrale e saccheggiando di nuovo Atene, con gli Ateniesi che sono costretti a evacuare la regione di nuovo,mentre i Peloponnesiaci presidiano in massa l'istmo di Corinto. Dopo un periodo di incertezze strategiche e le minacce di Atene di passare dai Persiani, i Peloponnesiaci decidono di affrontare i Persiani, marciando verso la Beozia e attestandosi a Platea.
Dopo varie manovre, visibili nelle foto sopra, i Persiani attaccarono in massa lo schieramento greco, che sembrava disarticolato. Gli Spartani resistono all'attacco dei Persiani e con le altre truppe, specie quelle corinzie, passano al contrattacco, mandando allo sbaraglio lo schieramento persiano e uccidendo il generale Mardonio. I persiani si ritirarono, lasciando alla mercé dei Greci il loro accampamento e le loro ricchezze, mentre il luogotenente di Mardonio, Artabazo riesce a riportare in Asia 40 mila superstiti.
La Grecia era ormai libera dai Persiani,a Platea venne eretto un altare a Zeus Eleuterio e imponenti donari a Delfi, Olimpia e al santuario di Posedione all'Istmo, il territorio di Platea venne dichiarato sacro, mentre Tebe venne punita duramente dopo l'assedio vincente e venne privata della lega beotica.
La Grecia era ormai libera dai Persiani,a Platea venne eretto un altare a Zeus Eleuterio e imponenti donari a Delfi, Olimpia e al santuario di Posedione all'Istmo, il territorio di Platea venne dichiarato sacro, mentre Tebe venne punita duramente dopo l'assedio vincente e venne privata della lega beotica.
Dopo la battaglia di Platea, fu subito inviata una flotta greca in aiuto degli Ioni che aggredì le navi persiane che si erano ritirate nel continente : le navi tirate a secco furono incendiate presso la penisola del monte Micale. Questa vittoria sobillò la ribellione delle altre città ioniche, Samo, Chio e Lesbo furono ammesse nella Lega, fu presa poi anche Abido e nel 478 si conclude la seconda guerra persiana con la liberazione di Sesto da parte dei soli Ateniesi che comportò la liberazione delle città dell'Ellesponto.
La colonna serpentina di Istanbul
La colonna serpentina, originariamente si trovava nel santuario di Delfi e ce ne parla Erodoto stesso: « Quando il bottino fu tutto ammassato, la decima parte di esso fu messa da parte per il dio di Delfi, e da questa fu fatto il tripode d'oro che sta sul serpente di bronzo a tre teste vicino all'altare. » ( Erodoto, Storie , IX, 81).Secondo l'autore sopra le tre teste doveva stare un vaso d'oro( lebete) con incisi un epigramma di Pausania, re dei Spartani, in cui c'era scritto che era merito suo la vittoria, ma furono subito cancellati dagli stessi Spartani.Il vaso d'oro poi scomparve, quando i Focidesi per finanziarsi durante la Terza Guerra Sacra, fusero alcune opere contenute nel Santuario di Delfi, mentre la colonna fu trasportata, su volere di Costantino, a Costantinopoli, a decorare la spina dell'ippodromo.
Nel fusto sono incise queste parole: " Questi combatterono la guerra [persiana] I Lacedemoni, gli Ateniesi, i Corinzi/ i Tegeati, i Sicionii, gli Egineti/ i Megaresi, gli abitanti di Epidauro, di Orcomeno/ gli abitanti di Fliunte, di Trezene, di Ermione/ gli abianti di Tirinto, di Platea, di Tespie/ gli abitanti di Micene, di Ceo, di Melo, di Teno/ gli abitanti di Nasso, di Eretria, di Calcide/ gli abitanti di Styria, di Elide(o dell'Elide), di Potidea( gli abitanti di Leucade, di Anattorio, di Citno, di Sifno/ gli abitanti di Ambracia, di Lepreon".
Nel fusto sono incise queste parole: " Questi combatterono la guerra [persiana] I Lacedemoni, gli Ateniesi, i Corinzi/ i Tegeati, i Sicionii, gli Egineti/ i Megaresi, gli abitanti di Epidauro, di Orcomeno/ gli abitanti di Fliunte, di Trezene, di Ermione/ gli abianti di Tirinto, di Platea, di Tespie/ gli abitanti di Micene, di Ceo, di Melo, di Teno/ gli abitanti di Nasso, di Eretria, di Calcide/ gli abitanti di Styria, di Elide(o dell'Elide), di Potidea( gli abitanti di Leucade, di Anattorio, di Citno, di Sifno/ gli abitanti di Ambracia, di Lepreon".
Epitaffio di Simonide
Il poeta Simonide, in onore ai caduti delle Termopili, compose un epigramma, che fu inciso su una pietra, che fu messa nella collina di Colonos, dove avvenne l'ultima resistenza dei Spartani.
Ora la pietra originale è scomparsa ( quella della foto è moderna, del 1955), ma sappiamo che cosa aveva il poeta composto, grazie a Erodoto
"Ὦ ξεῖν', ἀγγέλλειν Λακεδαιμονίοις ὅτι τῇδε κείμεθα, τοῖς κείνων ῥήμασι πειθόμενοι."
"Straniero, annuncia ai Spartani che qui noi giaciamo, avendo obbedito ai loro ordini"
Ora la pietra originale è scomparsa ( quella della foto è moderna, del 1955), ma sappiamo che cosa aveva il poeta composto, grazie a Erodoto
"Ὦ ξεῖν', ἀγγέλλειν Λακεδαιμονίοις ὅτι τῇδε κείμεθα, τοῖς κείνων ῥήμασι πειθόμενοι."
"Straniero, annuncia ai Spartani che qui noi giaciamo, avendo obbedito ai loro ordini"
Parole-chiave
Trireme: si tratta di un imbarcazione , con un solo albero, dotata di una vela rettangolare. Sulla prua presente un rostro, uno sperone di legno rivestito di bronzo, con la quale si sfondava le navi avversarie, mentre a poppa era presente un doppio timone. A bordo erano presenti in qualità di equipaggio 180 rematori dipsosti ( non si sa come) in 3 livelli( da cui il nome della nave), più 10 fanti, 4 arcieri, ufficiali, il comandante della nave ( in Atene il trierarca) e il pilota a manovrare i timoni. La caratteristica della nave era la velocità e l'estrema manovrabilità, a discapito della stabilità e della robustezza.