Spedizione di Alessandro MagnoNel 334 Alessandro Magno sbarca in Asia, per una guerra contro i Persiani, quindi come una guerra di conquista, motivata per il fatto che i Persiani abbiano incendiato l'Acropoli di Atene. Si tratta quindi di una spedizione organizzata già in precedenza dal suo padre Filippo II, per affermare la potenza della Macedonia.
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Avvenimenti in GreciaDopo la conclusione degli scontri, tra Sparta e Persia, si afferma l'egemonia di Tebe e del suo koinon, nei confronti di Sparta, per una durata di venti anni (377-351).Alla fine l'egemonia tebana si sfalda, dopo la morte di suoi illustri eroi Pelopida e Epaminonda, e prende piede il regno dei Macedoni, che con un lungo processo, si ellenizza.
Alla fine con Filippo II e le sue falangi macedone, i Macedoni conquistano le colonie della Tracia, la Tessaglia, i piccoli regni e, vittorioso nella Terza Guerra Sacra, diventa presidente dell'Anfizonia delfica e ottiene la maggioranza dei voti nel consiglio. Il suo prestigio culmina, quando sconfigge i Tebani e gli Ateniesi a Cheronea nel 338. Nel 337 convoca tutti i Greci a Corinto, dove sancisce soltanto l'autonomia delle poleis( non più l'eleutheria) e organizza assieme una spedizione contro i Persiani, di cui non ne vede l'inizio, poiché assassinato nel 336. |
Lasciata una guarnigione in Macedonia, agli ordini di Antipatro, con un armata, composta da trentamila fanti e cinquemila cavalieri, Alessandro si scontra subito con i Persiani presso il fiume Granico nel 334, dopo aver varcato l'Ellesponto tra Abido e Sesto, risalendo verso Dasclio, capitale della satrapia della Frigia.
Granico
La battaglia comincia con una carica di Alessandro al centro dello schieramento persiano, dove trova la resistenza dei nobili a cavallo. Allora la cavalleria piegò a sinistra, circondando lo schieramento persiano, anche perché il resto dei Macedoni si erano portati in avanti. A questa mossa i fianchi persiani, videro il collasso del centro e scapparono.
Con questa vittoria Alessandro ebbe via libero verso la Ionia e la Siria, le popolazioni locali si allearono con lui e le città elleniche gli tributarono grandissime feste, mentre dovrà espugnare Mileto e Alicarnasso. Da qui l'armata si scinde in due direttrici: Parmenione si dirige a Sardi e da qui attraversa la Frigia maggiore, mentre Alessandro passa per la Licie e la Panfilia e si ricongiunge con gli altri a Gordio.
Con questa vittoria Alessandro ebbe via libero verso la Ionia e la Siria, le popolazioni locali si allearono con lui e le città elleniche gli tributarono grandissime feste, mentre dovrà espugnare Mileto e Alicarnasso. Da qui l'armata si scinde in due direttrici: Parmenione si dirige a Sardi e da qui attraversa la Frigia maggiore, mentre Alessandro passa per la Licie e la Panfilia e si ricongiunge con gli altri a Gordio.
Isso
Vedendo i Macedoni dilagare, Dario III si dirige con l'esercito a Isso, presso il golfo di Alessandretta, ma Alessandro anticipa le mosse di Dario, costrigendo a combattere in una piana tra il mare e i monti, nel 333
La battaglia inizia con una carica dei cavalieri persiani contro le truppe di Parmenione e tessale a sinistra, che riescono a tenere l'assalto, mentre Alessandro con gli ipaspisti carica, separando il centro dall'ala sinistra e tentò di colpire Dario con una lancia. Dario scappò, lasciando suo fratello Ossiarte combattere, lo scudo e la sua famiglia. Alessandro quindi caricò il centro dello schieramento persiano, che scappò, ma decise di non seguirli, aiutando Parmenione e i tessali, che erano in difficoltà, attaccando da dietro.
Senza inseguire il re, Alessandro si diresse verso le regioni costiere, quindi verso la Fenicia, dove ottiene la resa di Biblo e di Sidone, mentre è costretto ad espugnare, con un lungo assedio Tiro e Gaza. La flotta persiana, che nel frattempo compiva una guerra di corsa, si ritrovò senza basi, e presto se ne persero le traccie, inoltre Alessandro assicurò rifornimenti per l'armata via mare.
Di qui si dirige verso l'Egitto, che conquista senza problemi e fondando la città di Alessandria d'Egitto. Inoltre divide la regione in quattro distretti, affidando la gestione delle finanze a Cleomene di Naucrati. A Memfi gli egiziani lo salutano come successore dei Faraoni e i sacerdoti lo venerano come figlio del dio Sole, Amon-Ra. Poi Alessandro si dirige nell'oasi di Siwah, sede dell'oracolo di Ammone( riconosciuto dai Greci come Zeus) , dove viene riconosciuto come figlio di Zeus. Contando sugli ulteriori aiuti di Antipatro, nel 331 torna in Siria e da qui verso la Mesopotamia.
La battaglia inizia con una carica dei cavalieri persiani contro le truppe di Parmenione e tessale a sinistra, che riescono a tenere l'assalto, mentre Alessandro con gli ipaspisti carica, separando il centro dall'ala sinistra e tentò di colpire Dario con una lancia. Dario scappò, lasciando suo fratello Ossiarte combattere, lo scudo e la sua famiglia. Alessandro quindi caricò il centro dello schieramento persiano, che scappò, ma decise di non seguirli, aiutando Parmenione e i tessali, che erano in difficoltà, attaccando da dietro.
Senza inseguire il re, Alessandro si diresse verso le regioni costiere, quindi verso la Fenicia, dove ottiene la resa di Biblo e di Sidone, mentre è costretto ad espugnare, con un lungo assedio Tiro e Gaza. La flotta persiana, che nel frattempo compiva una guerra di corsa, si ritrovò senza basi, e presto se ne persero le traccie, inoltre Alessandro assicurò rifornimenti per l'armata via mare.
Di qui si dirige verso l'Egitto, che conquista senza problemi e fondando la città di Alessandria d'Egitto. Inoltre divide la regione in quattro distretti, affidando la gestione delle finanze a Cleomene di Naucrati. A Memfi gli egiziani lo salutano come successore dei Faraoni e i sacerdoti lo venerano come figlio del dio Sole, Amon-Ra. Poi Alessandro si dirige nell'oasi di Siwah, sede dell'oracolo di Ammone( riconosciuto dai Greci come Zeus) , dove viene riconosciuto come figlio di Zeus. Contando sugli ulteriori aiuti di Antipatro, nel 331 torna in Siria e da qui verso la Mesopotamia.
Arbela( o Gaugamela)
In questa battaglia,nel 331, Alessandro adottò una strategia molto particolare, ovvero cercò di attirare la maggior parte possibile della cavalleria persiana sui fianchi allo scopo di creare un vuoto tra le linee nemiche, attraverso il quale poteva essere lanciato un attacco decisivo al centro contro Dario. Ciò avrebbe funzionato solo se il Gran Re avesse attaccato per primo. I Macedoni avanzarono con le ali scaglionate, per indurre la cavalleria persiana ad attaccare e fu ciò che avvenne
Dario lanciò i suoi carri, alcuni dei quali furono intercettati. Mentre i Persiani attaccavano i fianchi, seguendo lo stratagemma, Alessandro si infilò tra l'ala sinistra e il centro dove c'era Dario.Alessandro ordinò alle unità che aveva di disporsi come una freccia .Questa "grande freccia" attaccò al centro i Persiani, proprio dove erano più sguarniti, mettendo fuori gioco la guardia reale di Dario ed i mercenari Greci. Besso, sulla sinistra, si trovò separato da Dario e, temendo di essere attaccato anche lui da quella formazione nemica, cominciò a ritirare le sue truppe. Anche Dario rischiava di restare isolato. A quel punto, comunque, Alessandro non poté inseguire Dario poiché ricevette una disperata richiesta d'aiuto da Parmenione.
Mentre i Macedoni cercavano di tamponare l'offensiva sul fianco sinistro, un varco si aprì anche nelle loro linee tra l'ala sinistra ed il centro. Le unità di cavalleria persiane ed indiane, posizionate al centro con Dario, vi irruppero, ma invece di circondare Parmenione da dietro, proseguirono verso l'accampamento macedone per razziarlo. Tornando indietro si scontrarono con la cavalleria personale di Alessandro.
Dopo che Dario, al centro, si ritirò dalla battaglia, anche Mazeo cominciò a ritirare le sue forze come già stava facendo Besso. Però, a differenza di quest'ultimo, Mazeo e le sue truppe si divisero e mentre fuggivano, subirono la carica dei Tessali e di altre unità di cavalleria macedone. Mazeo si ritirò finalmente a Babilonia dove successivamente si arrese agli invasori.
Dopo la battaglia I Macedoni presero il tesoro imperiale, composto da 4.000 talenti.
Dario lanciò i suoi carri, alcuni dei quali furono intercettati. Mentre i Persiani attaccavano i fianchi, seguendo lo stratagemma, Alessandro si infilò tra l'ala sinistra e il centro dove c'era Dario.Alessandro ordinò alle unità che aveva di disporsi come una freccia .Questa "grande freccia" attaccò al centro i Persiani, proprio dove erano più sguarniti, mettendo fuori gioco la guardia reale di Dario ed i mercenari Greci. Besso, sulla sinistra, si trovò separato da Dario e, temendo di essere attaccato anche lui da quella formazione nemica, cominciò a ritirare le sue truppe. Anche Dario rischiava di restare isolato. A quel punto, comunque, Alessandro non poté inseguire Dario poiché ricevette una disperata richiesta d'aiuto da Parmenione.
Mentre i Macedoni cercavano di tamponare l'offensiva sul fianco sinistro, un varco si aprì anche nelle loro linee tra l'ala sinistra ed il centro. Le unità di cavalleria persiane ed indiane, posizionate al centro con Dario, vi irruppero, ma invece di circondare Parmenione da dietro, proseguirono verso l'accampamento macedone per razziarlo. Tornando indietro si scontrarono con la cavalleria personale di Alessandro.
Dopo che Dario, al centro, si ritirò dalla battaglia, anche Mazeo cominciò a ritirare le sue forze come già stava facendo Besso. Però, a differenza di quest'ultimo, Mazeo e le sue truppe si divisero e mentre fuggivano, subirono la carica dei Tessali e di altre unità di cavalleria macedone. Mazeo si ritirò finalmente a Babilonia dove successivamente si arrese agli invasori.
Dopo la battaglia I Macedoni presero il tesoro imperiale, composto da 4.000 talenti.
Da qui I Macedoni invase e saccheggiò Babilonia, Susa, Persepoli ed Ecbatana, lo stesso Alessandro, ubriaco incendiò, assieme ai sui fedeli, Persepoli, per vendicare l'incendio di Atene, ma poi subito se ne pentì. I funzionari del Gran Re, si sottomisero al nuovo sovrano e vennero confermati nei loro uffici, ma affiancati da colleghi macedoni e greci.
Ma Alessandro vuole Dario III, quindi si spinge oltre le Porte Caspie, fino a Ecatompilo, dove nel 330 Dario III è stato ucciso da Besso, satrapo della Battriana, desideroso di ricevere la gratitudine di Alessandro per questo atto, ma non venne apprezzato, anzi fu ucciso. Giunge così, valicando l'Hindukush, nell'odierno Afghanistan, poi si dirige verso nord,dove fonda presso il fiume Syr Darya nel 328 la città di Alessandria Eschate( ai confini) .
Ma Alessandro vuole Dario III, quindi si spinge oltre le Porte Caspie, fino a Ecatompilo, dove nel 330 Dario III è stato ucciso da Besso, satrapo della Battriana, desideroso di ricevere la gratitudine di Alessandro per questo atto, ma non venne apprezzato, anzi fu ucciso. Giunge così, valicando l'Hindukush, nell'odierno Afghanistan, poi si dirige verso nord,dove fonda presso il fiume Syr Darya nel 328 la città di Alessandria Eschate( ai confini) .
Jhelum
Tra il 327 e il 325 Alessandro condusse la campagna indiana: nel 326 si scontrò contro il re Poro, presso il fiume Jhelum: il re Poro schierò le sue truppe alla sinistra del fiume, così da impedire l'attraversamento del fiume. Alessandro allora con un piccolo distaccamento attraversò il fiume 19 miglia a monte e ebbe facilmente ragione del distaccamento inviato dal re indiano: in questo scontro morì il figlio di Poro.
Alla fine si arrivò alla vera e propria battaglia: Alessandro alla destra attaccò, tentando di aggirare lo schieramento indiano, ma fu subito rinforzata con altri cavalieri dell'ala destra indiana, facilitando l'aggiramento dell'ala destra indiana indebolita. Così fu distrutta la cavalleria indiana.
Allora Poro schierò gli elefanti e dietro la fanteria e gli arcieri: le falangi attaccarono violentemente l'ala sinistra indiana e al centro e Poro ordinò che gli elefanti fossero schierati dove attaccavano i Macedoni: le falangi furono massacrate, stavano per scappare quando Alessandro invio gli Agriani e i Traci che uccisero gli elefanti e fecero aumentare l'umore delle falangi.
Poro reagì, inviando gli elefanti contro la cavalleria macedone: i cavalli impauriti scapparono, lasciando a piedi i cavalieri macedoni che furono uccisi dagli arcieri sugli alberi della giungla, comunque Poro fu attaccato da tutte le parti, e fu molte volte ferito. La battaglia si concluse con l'ordine di Alessandro di attaccare il re Poro e tutti coloro che resistevano, il sovrano fu colpito e cominciò a scendere dall'elefante: il conducente dell'elefante pensò che volesse scendere, e quindi fece piegare il suo elefante e anche gli altri lo fecero; Alessandro, pensando che fosse morto, ordinò ai soldati di spogliarne il corpo. Alcuni cominciarono a toglierli la corazza, ma l'elefante iniziò a proteggere il padrone ed ad assalire tutti coloro che osavano attaccare.Alessandro, commosso, risparmiò la vita a Poro e ai suoi 200 elefanti.
Con questa vittoria Alessandro raggiunse la regione del Punjab, ma giunto al corso del fiume Beas-Sutley fu costretto a tornare indietro l'armata in Mesopotamia: quindi attraverso il fiume Indo, raggiunse l'Oceano Indiano. Qui affida il compito all'ammiraglio Nearco di esplorare la costa, poi divide l'armata in due parti: una parte con lui attraverserà la Cedrosia, avvicandosi alla costa, una parte con Cratero, che attraverserà l'Aracosia. Alla fine tutti e tre si riunirono in Carmania e da qui tornarono nel 325 in Mesopotamia.
Nel 323 Alessandro, colto da febbre alta morì.
Alla fine si arrivò alla vera e propria battaglia: Alessandro alla destra attaccò, tentando di aggirare lo schieramento indiano, ma fu subito rinforzata con altri cavalieri dell'ala destra indiana, facilitando l'aggiramento dell'ala destra indiana indebolita. Così fu distrutta la cavalleria indiana.
Allora Poro schierò gli elefanti e dietro la fanteria e gli arcieri: le falangi attaccarono violentemente l'ala sinistra indiana e al centro e Poro ordinò che gli elefanti fossero schierati dove attaccavano i Macedoni: le falangi furono massacrate, stavano per scappare quando Alessandro invio gli Agriani e i Traci che uccisero gli elefanti e fecero aumentare l'umore delle falangi.
Poro reagì, inviando gli elefanti contro la cavalleria macedone: i cavalli impauriti scapparono, lasciando a piedi i cavalieri macedoni che furono uccisi dagli arcieri sugli alberi della giungla, comunque Poro fu attaccato da tutte le parti, e fu molte volte ferito. La battaglia si concluse con l'ordine di Alessandro di attaccare il re Poro e tutti coloro che resistevano, il sovrano fu colpito e cominciò a scendere dall'elefante: il conducente dell'elefante pensò che volesse scendere, e quindi fece piegare il suo elefante e anche gli altri lo fecero; Alessandro, pensando che fosse morto, ordinò ai soldati di spogliarne il corpo. Alcuni cominciarono a toglierli la corazza, ma l'elefante iniziò a proteggere il padrone ed ad assalire tutti coloro che osavano attaccare.Alessandro, commosso, risparmiò la vita a Poro e ai suoi 200 elefanti.
Con questa vittoria Alessandro raggiunse la regione del Punjab, ma giunto al corso del fiume Beas-Sutley fu costretto a tornare indietro l'armata in Mesopotamia: quindi attraverso il fiume Indo, raggiunse l'Oceano Indiano. Qui affida il compito all'ammiraglio Nearco di esplorare la costa, poi divide l'armata in due parti: una parte con lui attraverserà la Cedrosia, avvicandosi alla costa, una parte con Cratero, che attraverserà l'Aracosia. Alla fine tutti e tre si riunirono in Carmania e da qui tornarono nel 325 in Mesopotamia.
Nel 323 Alessandro, colto da febbre alta morì.
Parole-chiave
Ipaspisti: dal nome "hypaspistai ton hetairon", che significa coloro che portano gli scudi dei compagni, erano corpo di opliti d'élite. La loro armatura era composto da un aspis ( scudo), da una picca e una spada.
Agriani: si intendono una tribù che risiedeva nella Serbia meridionale. Questi combattevano da leggeri, armati con fascio di giavellotti, senza indossare elmi o scudi. Inoltre erano combattenti esperti nelle aree montane e rispetto alla falange, molto lenta, erano veloci nello spostamento ( Alessandro gli utilizza come colonna volante, ossia per spostamenti rapidi). Infine spesso sono collocati nell'ala destra dello schieramento macedone.
Agriani: si intendono una tribù che risiedeva nella Serbia meridionale. Questi combattevano da leggeri, armati con fascio di giavellotti, senza indossare elmi o scudi. Inoltre erano combattenti esperti nelle aree montane e rispetto alla falange, molto lenta, erano veloci nello spostamento ( Alessandro gli utilizza come colonna volante, ossia per spostamenti rapidi). Infine spesso sono collocati nell'ala destra dello schieramento macedone.